Fondazione Federico Zeri
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L’antiquario Antonio Salvadori, di cui non si conoscono le date di nascita e morte, fu attivo a Venezia tra il primo e il secondo decennio del Novecento. Pochissime sono le notizie in merito alla sua attività che si focalizzano solo su due importanti episodi: il primo lo vide coinvolto in un tentativo di dispersione del patrimonio artistico veneto; l’altro, all’opposto, protagonista di un recupero virtuoso.

Nel 1906 Antonio Salvadori acquistò da Angelo Duodo, l’ultimo proprietario di Villa Tiepolo a Zianigo, gli affreschi ‘privati’ che Gian Domenico realizzò per tutta la sua vita negli ambienti della residenza di famiglia. Li fece staccare dal restauratore Franco Steffanoni con l’intenzione di venderli in Francia di lì a poco. La vendita fu però bloccata dallo Stato italiano che acquisì gli affreschi già nel 1908, destinandoli a Ca’ Rezzonico, dove ancora si trovano.

L’esempio di recupero in cui fu coinvolto è riportato in un sagace articolo apparso su L’Antiquario nel giugno 1909. Dopo aver indetto una sottoscrizione per il ritrovamento della cosiddetta Madonna dell’Orto di Giovanni Bellini rubata poco tempo prima, Salvadori riuscì a entrare in contatto con il ladro fingendosi un misterioso compratore inglese interessato al dipinto. Convintolo a mostrargli il quadro, organizzò un incontro presso l’Hotel Danieli di Venezia. Salvadori uscì dall’albergo con il Giovanni Bellini sotto il braccio: così lo ritrae la caricatura pubblicata su L’Antiquario. Anche grazie al mercante veneziano, dunque, fu recuperata la preziosa tavoletta poi nuovamente rubata nel 1993 e mai più riapparsa.

Salvadori fu attivo certamente fino al 1919, anno in cui è documentata una vendita organizzata con la Galleria Geri di Milano riguardante le collezioni Antonio dal Zotto e Giuseppe Piccoli.

Relazioni familiari:

Bibliografia essenziale:

  • 1909, La Madonna del Giambellino rubata e recuperata a Venezia, In «L'Antiquario», giugno 1909, pp. 6-8

Vedi le opere transitate presso l'antiquario presenti nel catalogo della Fondazione Zeri