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Salvatore Romano, nato nel 1875 a Meta di Sorrento, dopo una borsa di studio in ingegneria navale che lo portò a Genova, si stabilì a Napoli nel 1902 abbracciando la professione di antiquario, come ricorda Demetrio Tolosani nel 1911. Nei primi anni Venti scelse di trasferirsi a Firenze, prima in via delle Belle Donne 8 (1924-1939), poi in palazzo Magnani Feroni di via dei Serragli 8.
La sua galleria raccoglieva oggetti di ogni epoca e genere: dipinti, sculture, arti decorative, bronzi, ceramiche, fondi oro, tele veneziane, stoffe e mobili. Con il tempo si specializzò nel commercio di scultura in marmo antica, medievale e rinascimentale, al quale destinò un ampio magazzino in via Panicale.
Estremamente riservato, colto e abilissimo nel valorizzare la propria merce, Salvatore Romano riuscì a coltivare una clientela ristretta ma di alto profilo, costituita da facoltosi collezionisti americani, curatori di musei pubblici e collezionisti europei e italiani, che riceveva privatamente nella sua galleria. Poté vantare le consulenze degli storici dell’arte Wilhelm von Bode e Bernard Berenson e si circondò anche di artisti contemporanei come Filippo De Pisis, Silvio Loffredo, Mario Marcucci.
Nell’attività commerciale iniziò presto a lavorare anche il figlio Francesco (1910-1981). Egli portò avanti l’attività del padre nella galleria di palazzo Magnani Feroni, dove fissò anche la propria dimora.
Nel 1946, con l’appoggio del figlio, Salvatore decise di donare al Comune di Firenze settanta oggetti, tra cui l’Angelo adorante e la Cariatide di Tino da Camaino, che si trovano oggi esposti al Cenacolo di Santo Spirito nella Fondazione a lui intitolata.